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I maremoti: fenomeni devastanti noti anche come tsunami

Maremoti o tsunamiProbabilmente è ormai con il nome "tsunami" che non solo nel mondo scientifico ma anche quello comune i maremoti vengono chiamati. Il termine di origine giapponese significa "onda del porto".

Le principali caratteristiche che permettono di distinguere le onde di tsunami dalle normali onde marine che si originano con i venti, sono i periodi e le lunghezze d’onda, che sono enormemente più grandi: lo tsunami può avere periodi fra 100 e 2000 secondi e lunghezze d’onda di decine o anche centinaia di chilometri.

E poi c'è la velocità: lo tsunami può toccare i 900 km/h in oceano aperto!

Questa caratteristica rende gli tsunami estremamente pericolosi, in quanto limita a tempi molto ristretti, dell’ordine di poche ore o addirittura di minuti, la possibilità di lanciare un allarme.


Uno tsunami è generato da una perturbazione di tipo impulsivo, o comunque molto breve, che produce lo spostamento di una enorme massa d’acqua. Nella maggior parte dei casi tale perturbazione "scatenante" risulta essere un evento sismico, cioè un terremoto, ma in molti casi si è visto come lo tsunami possa avere origini piuttosto diverse: eruzioni vulcaniche, impatti meteorici, frane (anche sottomarine) e così via. In ogni caso i maremoti non generati da terremoti sono soggetti a una più rapida dissipazione e dunque molto raramente riescono a raggiungere coste lontane dalla zona di generazione.

L'onda di tsunami si forma quando la massa d’acqua, allontanata violentemente dal sisma, tende a ritornare verso la posizione di partenza per effetto della forza di gravità: la sua entità è quindi direttamente proporzionale alla profondità dell’oceano o del mare in cui viene generato.

Le dimensioni delle onde di tsunami possono essere davvero enormi e raggiungere negli oceani ampiezze di alcuni metri; ampiezze che dopo un tragitto anche di migliaia di chilometri, arrivate in prossimità della costa possono essere ulteriormente amplificate di un fattore che può andare in generale da 2 a 10. E' il fenomeno chiamato shoaling: approssimandosi alla costa, a causa della minore profondità del mare e quindi dell’assottigliamento dello strato liquido in cui si propaga, lo tsunami viene a occupare un volume d’acqua sempre minore, ma per il principio di conservazione dell’energia e per il fatto che l'acqua è incomprimibile, l’energia trasportata viene progressivamente ridistribuita facendo aumentare l’ampiezza dell’onda.

Gli tsunami di grandi proporzioni sono comunque piuttosto rari, in quanto richiedono terremoti generatori di magnitudo prossima o superiore a 8, che a loro volta avvengono con una frequenza media di circa uno all’anno. Considerato che all’incirca solo uno ogni 10 di questi eventi si trova al di sotto o in prossimità di un oceano, si può affermare che la frequenza degli tsunami più importanti, su scala globale, è minore o uguale a uno ogni 10 anni.