È ormai abbastanza diffusa la conoscenza di un fenomeno meteo-oceanografico, che si verifica saltuariamente nel Pacifico equatoriale, denominato poeticamente dalle popolazioni rivierasche di lingua spagnola El Niño, cioè il Bambino (Gesù).
Esso, infatti, per ragioni collegate a variazioni stagionali, comincia a manifestarsi chiaramente durante il periodo natalizio.
L’ENSO è uno dei fenomeni più attentamente ed intensamente studiati in tutto il mondo dagli esperti di Meteorologia, climatologia, oceanografia ed anche di discipline economiche, visti i danni che provoca in diverse regioni del globo ed in particolare nel versante pacifico del Sud-America. L’Enso è un evento che si presenta con periodicità assai irregolare, mediamente ogni 4-5 anni, ed ha una durata di circa 12-18 mesi. Di recente, tuttavia, l’attenzione degli esperti nel campo ha cominciato a rivolgersi anche ad una situazione più rara ma ugualmente interessante, e cioè ad un processo di forte raffreddamento della superficie dell’Oceano Pacifico equatoriale dovuto, probabilmente, ad un rinforzo degli alisei da Sud-Est. Poiché il fenomeno ha caratteristiche del tutto opposte a quelle di El Niño è stato, ironicamente e quasi scherzosamente, denominato La Niña (La Bambina). Anche la Niña ha ripercussioni quasi planetarie e potrebbe essere la causa scatenante di intense siccità nel Mediterraneo, fra le quali quella ben nota dei periodi invernali 1988/1989 e 1989/1990. Per comprendere una simile conclusione occorre prima ricordare le proprietà ed i meccanismi di evoluzione del sistema che condiziona in maniera molto importante il clima ed il tempo del Mediterraneo, e cioè, l’Anticiclone delle Azzorre. Questo anticiclone è un sistema dinamico (determina cioè, alte pressioni sia in quota che al suolo) appartenente al gruppo dei cosiddetti anticicloni subtropicali e come tale è uno dei grandi “centri di azione” della circolazione generale dell’atmosfera. In altri termini il suo comportamento è in grado di condizionare l’evoluzione a grande scala spazio temporale dei moti atmosferici. Normalmente l’Anticiclone delle Azzorre durante l’inverno si colloca nella sua sede oceanica (intorno, appunto, alle isole Azzorre) mantenendosi a latitudini abbastanza basse.
Questo stato di cose permette a gran parte delle perturbazioni atlantiche di penetrare nel Mediterraneo e ad altre di formarsi all’interno del bacino stesso.Durante l’estate, invece, l’anticiclone sale di latitudine, si espande e ricopre come un ombrello protettivo il Mediterraneo, nel quale prevale pertanto, come a tutti noto, tempo secco, caldo e soleggiato. L’espansione estiva è conseguenza della diminuzione della differenza di temperatura atmosferica (gradiente termico) esistente fra le zone tropicali (calde) e quelle delle alte latitudini (fredde). Il gradiente termico Sud-Nord è molto più marcato in inverno piuttosto che in estate; per questo durante i mesi freddi l’anticiclone delle Azzorre si colloca a latitudini relativamente basse nella sua sede oceanica, mentre d’estate rimonta verso Nord e si espande fino sopra il Mediterraneo. Il legame fra l’intensità del gradiente termico Sud-Nord e il comportamento degli anticicloni subtropicali è largamente provato dalle osservazioni (FLOHN, 1974) e previsto dai modelli dinamico-numerici per le previsioni del tempo, sino dai più primitivi studiati negli anni 60. In sostanza si ha: Anticiclone delle Azzorre lontano dal Mediterraneo se il gradiente suddetto è forte, anticiclone nel Mediterraneo se il gradiente è debole. Detto questo, è stato osservato che La Niña verificatasi fra la seconda metà del 1988 e l’inizio del 1990 ha determinato oltre che un forte raffreddamento della superficie oceanica anche un conseguente ed ovvio raffreddamento dell’aria a contatto di detta superficie. I movimenti dell’atmosfera hanno poi propagato il raffreddamento a tutte le basse latitudini. È evidente che una diminuzione della temperatura delle basse latitudini, fino a valori largamente al di sotto di quelli normali, determina una diminuzione del gradiente termico Sud-Nord. Non solo, ma la massa d’aria raffreddata delle basse latitudini si è disposta, a grande scala, in maniera leggermente inclinata da Sud-Ovest verso Nord-Est; questo fatto ha favorito il trasporto verso latitudini superiori di aria mite di origine oceanica e quindi un riscaldamento dell’atmosfera delle alte latitudini particolarmente evidente, fra l’altro, nel settore europeo.Dunque, raffreddamento al Sud e riscaldamento al Nord costituiscono un duplice motivo di diminuzione del gradiente termico Sud-Nord. Del resto la diminuzione del suddetto gradiente sulla regione delle longitudini europee è evidente anche al livello di 850 hPa (circa 1500 metri di altezza). Il fenomeno è inoltre notevolmente più marcato nei periodi invernali 1988/89 e 1989/90. Questi periodi, come ben noto, furono dominati da configurazioni anticicloniche, con valori barici altissimi, estremamente superiori ai valori normali, disposte con l’asse principale lungo i paralleli nella tipica posizione in cui d’estate, si colloca l’anticiclone delle Azzorre.
Di qui la grande siccità che colpì l’Italia, e più in generale, l’intero bacino centrale ed occidentale del Mediterraneo. Il fenomeno, dunque, potrebbe essere stato collegato alla riduzione del gradiente termico Sud-Nord prodotto dalla Niña.Per cercare una qualche conferma della teleconnessione (connessione a distanza fra due eventi meteoclimatici) si è dato uno sguardo al passato. La Niña è un fenomeno assai più raro, meno studiato e non ben definito come El Niño. Pertanto una sua classificazione comporta elementi di incertezza e di dubbio. Comunque, basandosi sugli studi di DIAZ e MARKGRAF, 1991 nonché di COVEY ed HANSTENRATH, 1978, e limitandosi ai casi più marcati e più evidenti, nel periodo compreso fra il 1865 ed il 1990 sono stati reperiti 14 casi di La Niña. In corrispondenza ad essi si è calcolato un indice di precipitazione invernale (periodo Ottobre-Marzo) lo Standardized Anomaly Index (SAI), il quale permette di rappresentare con un solo dato l’intero bacino centro-occidentale del Mediterraneo. Il calcolo dell’indice è stato effettuato sulla base dei dati pluviometrici di 68 stazioni appartenenti ad Italia, Francia meridionale, Spagna, Portogallo, Algeria, Tunisia e Malta, dati raccolti nell’ambito del progetto europeo di ricerca sulla desertificazione denominato MEDALUS (Mediterranean Desertification and Land Use). In 13 occasioni su 14 la Niña è stata accompagnata da siccità o siccità intensa invernale nel Mediterraneo centro occidentale. La conclusione è che sembra probabile, o quanto meno possibile, una teleconnessione fra la Niña ed alcuni casi di siccità mediterranea, a conferma del fatto che nell’atmosfera “tutto è collegato a tutto”.
Nella prima figura: La Niña in corso durante l’inverno 1988-1989. La zona in blu-azzurro intorno al Pacifico equatoriale indica il raffreddamento del mare rispetto ai valori normali di temperatura (il disegno e stato preparato dal Climate Analysis Center di Washington e pubblicata nel volume: “The Global Climate System 1988-1991” edito da WMO/UNEP, 1991).
Nella seconda figura: Sezione tempo - latitudine degli scarti dalla norma della temperatura dell’aria al livello di 500 hPa (circa 5500 m di altezza). La zona blu-azzurra indica scarti negativi e quindi raffreddamento.
Nella terza figura: La distribuzione a scala planetaria delle zone di raffreddamento e riscaldamento atmosferico (scarti dalla norma a 500 hPa) nell’inverno 1988-1989 con La Niña in corso.
Nella quarta figura: Gli incrementi del campo a 500 hPa (scarti dalla norma in decametri) nel periodo Ottobre 1989 - Marzo 1990 che indicano una forte persistenza ed attività dell’Anticiclone delle Azzorre nel Mediterraneo. L’evento si era già presentato del tutto simile nel periodo Ottobre 1988 - Marzo 1989 (il disegno è stato preparato dagli autori e pubblicato nel già menzionato volume WMO/UNEP, 1991).